Percorsi alternativi lungo i sentieri della Costiera

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Sono offerti sia dal WWF che da Italia-Nostra, ma anche da Giovanni Visetti, guida ambientale escursionistica (associato all’AIGAE dal 1997). Giovanni Visetti è un profondo conoscitore dei sentieri, delle coste e dei borghi non solo della Penisola Sorrentina, ma anche della Costiera Amalfitana, di Capri e dei Monti Lattari.

Tra gli itinerari suggeriti dal WWF si ricordano la Malacoccola, da Colli di Fontanelle, frazione di Sant’Agnello, a Sant’Agata sui due Golfi, per la strada panoramica Nastro Azzurro.

Percorso Punta Sant’Elia, che dalla Piazzetta di Colli di Fontanelle passa per via Belvedere fino all’Arco di Sant’Elia, meta dei famosi viaggiatori del Grand Tour, attraversandone poi la porta fino ad arrivare ad un’area al di sotto del rilievo della Malacoccola, poco distante dalle terrazze dove Norman Douglas scrisse La Terra delle Sirene e punto ideale per il birdwatching. Si tratta di un’attività all’aria aperta che ha come scopo l’osservazione degli uccelli selvatici. Si entra in una dimensione coinvolgente che costituisce sicuramente la miglior strada per imparare a conoscere ed amare il mondo naturale. Indispensabile un buon libro guida, un binocolo e… tanta pazienza.

Un itinerario marino

Superata Punta Campanella, lo sguardo è rapito da un faraglione detto lo Scuoglio d”a Campanella sulle cui rocce si apre la Grotta Solara, oggi detta anche Grotta delle Sirene, il cui nome deriva probabilmente dal fatto che fosse luogo di raccolta del sale marino che in seguito alle mareggiate rimaneva nelle pozze ancora oggi presenti al suo interno. Una trentina di metri più in alto c’è la Grotta d”a Supressata, nome attribuitogli per la somiglianza delle stalattiti ivi presenti con quei tipi di insaccati. A partire da Punta della Campanella si incontrano in poco spazio numerose delle cosiddette poste, punti della costa che i pescatori usano per individuare il luogo dove sono state calate reti, nasse o coffe. Nell’ordine si superano: ‘a Seggiolella (sediolina), ‘o Vitiello (vitello), ‘e Senghe ‘e fora, ‘e Senghe ‘e terra, Scuoglietielli, sotto o’ Mierolo (merlo), ‘a Ponta ‘e l’Acqua, Chiano Piccio, Sotto a l’Acqua, ‘a Ponta d’a Femmena, sotto ‘a Femmena, dint”o Rivo e ‘a Ponta d”o Rivo. La seconda insenatura è riparata da un grosso scoglio oblungo che la chiude a oriente lasciando una passaggio molto ampio.

Il passaggio più stretto è praticabile senza alcuna difficoltà anche con mare agitato e sbocca di fronte all’ingresso della Grotta Zenzinada, la più grande della Baia di Ieranto. La grotta, attualmente conosciuta soprattutto come Grotta del Presepe, penetra nella roccia per oltre 20 metri.

Nell’angolo sinistro della baia la parete è meno scoscesa, ma sempre ripidissima. Questa parte della baia viene comunemente chiamata Ieranto Grande, ma esiste anche il toponimo locale ‘nterra ‘e Renare (denari). Davanti a questa seconda parte della spiaggia lo scoglio più grande è conosciuto col nome di Pila d’a Marina. A poca distanza dall’arenile si incontra una grotticella con un ingresso molto basso, attraversabile a nuoto, al cui interno si allarga una sala di forma rotondeggiante. Questa grotta ha un secondo ingresso subacqueo per cui, con la bassa marea, ci si riesce anche a passare senza essere costretti a sommozzare. La grotta prende il nome dal promontorio nel quale è incuneata e come questo si chiama Capitello, nome derivante probabilmente dal termine dialettale capitiello, che significa capezzolo.

Ancora pochi metri e si doppia ‘a Ponta d”o Viecchio, o Punta di Capitello, estremità del promontorio che divide la spiaggia grande dalla cosiddetta Ieranto Piccola, o anche Marinella, forse più bella della prima in quanto giace incassata fra chiare rocce calcaree ed ha il fondale e la spiaggia ricoperti da ciottoli bianchissimi. La piccola penisola su cui sorge la Torre di Montalto chiude la baia a levante ed è detta Punta di Ieranto. Sulla destra dell’insenatura minore resiste ancora il molo costruito a sbalzo sul mare.

Itinerario bambini

Particolarmente interessante per i più giovani è il Museo mineralogico campano. Il museo ospita una delle raccolte scientifiche di mineralogia più importanti della Campania per numero, rarità e varietà dei circa 3.500 minerali esposti, provenienti da tutto il mondo. I bambini potranno girare tra le numerose vetrine dislocate nelle sale disposte su di un unico piano e non potranno che rimanere estasiati dinanzi alle rocce vesuviane – come i lapislazzulì del Monte Somma – e alle numerose meteoriti, tra cui un campione proveniente dal Texas caduto addirittura 2.600 anni prima della venuta di Cristo. Una vetrina è dedicata ai minerali fluorescenti che, sotto l’azione della luce ultravioletta, assumono colori sgargianti, dal verde al giallo, dall’azzurro al viola. Di recente è stata inaugurata una sezione di gemme delle quali alcune, sono presentate nel loro aspetto naturale, altre sono tagliate e lucidate ed attireranno soprattutto l’attenzione delle bambine. Da non perdere una sosta davanti alle vetrine che custodiscono il nodulo di manganese raccolto nelle profondità dell’Oceano Pacifico, e la tugtupite, minerale della Groenlandia scoperto 30 anni fa.

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