Parchie e Dintorni

0
1096

Napoli è immersa in un paesaggio da favola, circondata da scenari mozzafiato come quello della costiera, e della fertile zona flegrea, il tutto dominato dal Vesuvio ritratto dai più importanti vedutisti del XVIII e XIX sec. e che ancora oggi come secoli fa, incanta i viaggiatori. Famosa per la bellezza dei suoi giardini, che si aprono nei chiostri segreti della città con i loro colori e profumi, per le dimore nobiliari immerse nel verde, per la sua antica ricchezza di orti e parchi storici che caratterizzano il suo centro. Ancor oggi Napoli, ormai città metropolitana, custodice oasi di verde, scrigni non solo di vegetazione stupenda ma anche di antichi fasti e di gioielli dell’arte che rivivono grazie ad una grande opera di valorizzazione.

Il tour “verde” parte dalla collina del Vomero, il cosidetto quartiere dei broccoli, che fino ad un recente passato era ricco di orti e vigneti, dove si trova il Parco della Villa Floridiana area verde per eccellenza. L’intero complesso fu voluto nel 1816 da Ferdinando I di Borbone quale residenza di villeggiatura per la moglie morganatica Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, da lui sposata in seconde nozze.

I lavori furono affidati all’architetto toscano Antonio Niccolini (1772-1850) che lavorò alla ristrutturazione delle costruzioni preesistenti e alla progettazione dei giardini, riuscendo a raggiungere un giusto equilibrio tra l’elegante edificio neoclassico e la sistemazione all’inglese del parco. Stimolato dalla curiosità e dal forte interesse della duchessa di Floridia per gli animali esotici, la villa fu arricchita da gabbie e grotte per tigri, orsi, leoni e persino di un recinto dove vennero sistemati 18 canguri ottenuti in cambio di 18 papiri ercolanensi. Vari sono gli elementi che rendono il parco affascinante e pittoresco: il tempietto ionico, che ai piedi della villa domina il paesaggio, il grande prato con i pini marittimi, le piante di camelie, introdotte per la prima volta forse proprio a Napoli, e la zona più suggestiva del teatrino della Verzura, posto su di una balza sopraelevata a est del viale d’ingresso.

Dal Vomero il tour dei parchi prosegue nello spazio verde più esteso della città il “Parco di Capodimonte” situato sulla piccola collina omonima a Nord della città, il “Capo di Monte”.

Il parco contiene al suo interno la Reggia fatta costruire per volere di Carlo di Borbone all’inizio del 1738 e i cui lavori terminarono solo a metà Ottocento con Ferdinando II quando fu conclusa anche la sistemazione dei giardini e del bosco. Il bosco era la riserva di caccia del re e ai suoi margini si trovavano le zone coltivate a frutteto e orto che rifornivano di frutta e verdura le mense reali. Nel corso del XIX sec., soprattutto durante il decennio francese 1806-1815, il bosco venne modellato con l’introduzione di zone a giardino all’inglese seguendo canoni di veduta paesaggistica, e negli anni trenta del Novecento con l’inserimento di piante esotiche e grandi palme trasformandolo cosi in un parco. Oggi degli antichi orti rimane solo il Giardino Torre all’estremità nord est del bosco e il Giardino segreto che conserva ancora tipi di piante di frutta rara. Il parco si snoda entrando dalla Porta di mezzo, ampia area a forma ellittica, a ventaglio in cinque vialoni attraversati da vie laterali ed è ricco di oltre quattrocento piante secolari, tra cui lecci, olmi, querce, tigli e castagni.

All’interno del parco, che offre anche dei belvedere sul Golfo di Napoli, ci sono anche altri edifici che rispondevano a funzioni diverse: la vaccheria, il cellaio, l’antica Real fabbrica di porcellana, attiva dal 1743 al 1771 oggi sede della scuola di ceramica, la casina dei Principi del 1828 usata come dependance dei figli del re, la casina della Regina del 1840, alloggio della regina madre e sede di feste e ricevimenti privati e l’eremo dei cappuccini. Dalla riserva di caccia dei re si passa ai Giardini di Palazzo Reale, sistemati dal botanico Denhart nel 1841 che offrono in più punti scorci paesaggistici stupendi. All’interno, rievocando antichi fasti, si è immersi tra alberi e fiori in un’atmosfera da sogno. Molto suggestivo è il giardino pensile del Palazzo, progettato dall’architetto Gaetano Genovese (1795-1860) che affaccia sul Golfo ed è disegnato secondo lo stile del giardino all’italiana con aiuole geometriche variopinte. Dal Palazzo Reale, dopo aver attraversato il lungomare, si giunge presso la Villa Comunale, un insieme di giardini che si estendono tra Piazza della Vittoria e Piazza della Repubblica. La villa fu fatta realizzare tra il 1778 e il 1780 dal re Ferdinando IV di Borbone, che volle creare dinanzi la Riviera di Chiaia un luogo di divertimento per la borghesia napoletana.

Venne inizialmente chiamata villa Reale e per la sua bellezza fu definita la “Tugliera” versione napoletana dei celebri giardini reali “Tuillers” a Parigi. I lavori furono affidati all’architetto Luigi Vanvitelli che si avvalse della consulenza del giardiniere Felice Abbata, e il progetto s’ispirò proprio ai giardini alla francese, con lunghi viali paralleli, in parte coperti da un grillage privi di conclusione prospettica e arricchiti di statue e fontane, di cui la più famosa è quella delle paparelle. La villa si presenta ricca di piante, tra cui lecci, pini, l’albero della seta (Chorisia speciosa) e l’albero del Paradiso (Ailanthus glandulosa), nonché cycos e arbusti che in primavera sprigionano dei colori stupendi. Al centro spicca la Grande Cassa Armonica, di ghisa e vetro, costruita nel 1877 centro di ritrovo e di serate mondane estive, dove suonava l’orchestrina e gli spettatori si godevano la musica e intrattenevano rapporti sociali.

Alle spalle della villa Comunale, sulla Riviera di Chiaia affaccia Villa Pignatelli fatta costruire nel 1827 su progetto di Pietro Valente per conto di Francesco Acton, gentiluomo inglese e console a Napoli. La Villa è preceduta da un grande portico pompeiano, concepito con colonne ioniche di marmo e intonaco bianco, che si apre su di un grande prato ai cui margini spiccano varie piante di alto fusto. Le alberature sono disposte lungo il perimetro del giardino ed alle spalle della villa, così da permettere una perfetta vista verso il mare. La grande aiuola antistante la villa è divisa da uno stretto viale con al centro la grande fontana di pietra di forma circolare. Tra le specie più rare che rendono il giardino un vero gioiello, sono: l’Araucaria excelsa, gli esemplari di Grevillea Robusta, il grande Ficus Magnoliodies, la Strelitzia Augusta e palme di vario tipo. Il tour dopo aver attraversato Mergellina conduce a Capo Posillipo, dove al termine del viale alberato della Rimembranza ha sede il Parco Virgiliano, di ben oltre venti ettari, realizzato nella prima metà degli anni trenta del Novecento e modificato nel dopoguerra con la costruzione di impianti sportivi nella zona centrale pianeggiante, dove i più sportivi si possono allenare nella suggestiva palestra all’aperto.

Il parco si snoda con una serie di percorsi pedonali, poggi e belvedere ed è ricco di eucalipti, aceri, querce e ulivi. Nella parte più bassa del parco si trova la “valle dei re”, dal cui belvedere, si gode la vista di tutto il golfo fino alla Penisola sorrentina con la possibilità di osservare la vegetazione tipica della collina di Posillipo, sulle cui pareti tufacee cresce rigogliosa la ginestra alternata a fichi d’india e agave.

L’ultima tappa del tour verde non può che essere l’Orto Botanico fondato nel 1807 e chiamato “Real Giardino delle Piante”, una delle più importanti strutture di studi botanici d’Italia per estensione, quantità e qualità di esemplari e nato come strumento di conoscenza delle piante. Decine di migliala sono le piante, gli arbusti e gli alberi coltivati, grazie alle serre di varie temperature e alle vasche per piante acquatiche che consentono la crescita di specie vegetali provenienti da ogni latitudine della superficie terrestre. Attualmente il patrimonio vegetale è costituito da circa 25.000 esemplari di cui 10.000 provenienti da ogni parte del mondo, deserti africani, americani e australiani.

 Le numerose collezioni vegetali sono presentate secondo tre criteri: ecologico, sistematico ed etnobotanico, e si susseguono l’area delle succulente, quella della macchia mediterranea, le vasche con le piante acquatiche, l’area delle Magnoliophyta, l’agrumeto. Una sezione del giardino è dedicata alle piante officinali e da essenza. Tra gli edifici storici all’interno dell’Orto si segnala la serra Temperata del 1807 e il castello del XVII secolo, antico casale rurale oggi sede del Museo di Etno-botanica e Paleobotanica in cui sono presentati nel primo, oggetti provenienti da Filippine, Borneo, Amazzonia e Messico disposti in vetrine tematiche ispirate alle varie attività quotidiane delle popolazioni indigene, tutti corredati da etichette che riportano il nome delle piante usate per la loro fabbricazione e la descrizione delle loro caratteristiche e nel secondo reperti fossili che con l’aiuto di un albero filogenetico tridimensionale (alto 2,50 e largo 3 m) chiarisce la comparsa, il processo di trasformazione e l’evoluzione delle piante terrestri dal periodo Silurano, databile a circa 400 milioni di anni fa ai giorni d’oggi.

[Photo Credits]