L’Arciconfraternita della Morte e Orazione di Vico Equense

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Nel Comune di Vico Equense c’è una sola processione nella Settimana Santa, e per giunta si manifesta ogni tre anni (per la verità da qualche anno si sta «tentando» di istituirne una seconda nella parrocchia di S. Ciro, ma è ancora in fase iniziale), organizzata dalla Arciconfraternita Morte ed Orazione di Seiano.

La sede di questo sodalizio è la Cappella (ex oratorio) del Crocifisso e dell’Immacolata (detta anche di S. Restituta), costruita, accanto alla chiesa parrocchiale nel 1710-15 ad iniziativa della Confraternita dell’Immacolata e completata anni dopo dalla Confraternita dell’Orazione e Morte, sotto il titolo del Crocifisso.

Secondo quanto si apprende dal Trombettta, inizialmente Seiano aveva tre confraternite, delle quali, ai fini di queste nostre note, la terza, del «Rosario», poco interessa.

Seguendo l’esempio di altre congregazioni nella penisola, nel 1641 sorse la Confraternita dell’Orazione e Morte, sotto il titolo del «Crocifisso », mentre, alcuni anni dopo, nel 1711, sorgeva quella dell’Immacolata.

Entrambe avevano sede nella chiesa parrocchiale. Come spesso accade nei piccoli centri, il desiderio di far meglio, spinto dall’antagonismo di emergere e dimostrare la propria fede e devozione, fece sorgere litigi, fra le due congregazioni, onde gli ascritti alla Confraternita dell’Immacolata pensarono di costruirsi un proprio oratorio.

Evidentemente, nonostante il piccolo numero di confratelli, le polemiche non si placavano ed il Vescovo, Mons. Tommaso D’Aquino, fu costretto a convincere le due congregazioni a chiedere l’unione in un unico sodalizio ed, ottenuto il prescritto decreto dalla Santa Sede, il 27 agosto 1719 si procedette alla fusione.

La nuova Confraternita completò la costruzione dell’Oratorio – Cappella, che inizialmente era dotato di due altari (quello maggiore dedicato all’Immacolata ed uno laterale all’Addolorata, oggi scomparso) e formò un nuovo statuto che ottenne l’assenso regio nel 1780.

Scopo della congregazione è, essenzialmente, «la santificazione degli associati e la sepoltura cristiana dei defunti poveri».

Fra le principali attività esterne della Confraternita, occupa un posto di primo piano l’organizzazione della processione del Venerdì Santo che inizia al calar della sera, percorrendo la statale fino a Vico Equense (ove una volta si tenevano discorsi di meditazione sulla Passione di Cristo, in tutte le Chiese visitate).

La caratteristica principale di questo corteo è la partecipazione di soldati romani e dei personaggi più importanti del Giovedì e Venerdì Santo, in costumi dell’ epoca molto curati e storicamente precisi.

La processione si compone di quattro parti, secondo le fasi storiche che condussero alla crocifissione di Gesù:

a) la prima descrive le fasi Signore nell’ orto di Getsemani: della «cattura» del aprono il corteo il tamburo ed il trombettiere, i cui segnali creano un’atmosfera di grande suggestione, specie per chi li ascolta da lontano; seguono lo stendardo con lo stemma della confraternita, il simbolo dell’autorità romana, «S.P.Q.R.», i «misteri» di questa fase, un «centurione» e due soldati romani, a cavallo.

b) La seconda parte rappresenta il processo e la flagellazione di Cristo, con gli altri simboli del «martirio» e con il «servitore» di Pilato ed altri due soldati a cavallo.

c) La terza propone alla meditazione la parte centrale del dramma della cristianità: la Crocifissione, con la Veronica ed il sudario e gli altri elementi della scenografia, sempre con due soldati a cavallo.

d) La parte ultima contiene la banda musicale ed il coro di voci bianche (che rievocano gli inni della passione), con un complesso di personaggi chè rappresentano la deposizione e la sepoltura di Cristo: l’angelo con il calice, il Cristo Morto contornato di fiori e di luci, i sacerdoti Anna e Caifa, Pilato ed Erode e Giuda, il traditore (quest’ultimo, a differenza degli altri, procede su di un cavallo bianco).

La processione si chiude con l’antica statua dell’Addolorata, seguita dalle «pie donne» e dal popolo, fino al rientro in chiesa ove viene pronunciato il discorso celebrativo (l’unico rimasto di tutti quelli d’un tempo).

Nella fase finale della processione vengono consegnate al popolo «spettatore» delle fiaccole che accese, nella tarda serata, offrono uno spettacolo di alta suggestione e rendono partecipativa anche la «presenza» del popolo tutto.

Questa processione è un po’ diversa dalle altre e particolare, ma rappresenta sempre un modo di esprimere fede e devozione nel mistero della Passione.

Anche qua non c’è folklore, ma religiosità massima e impegno nel continuare una tradizione più che secolare che unisce Seiano alla cristianità della penisola sorrentina.

Tratto – per gentile concessione ed autorizzazione dell’autore – da “Le Processioni della Settimana Santa in Penisola Sorrentina” di Nino Cuomo con illustrazioni di Bruno Balsamo.

Il libro – ormai introvabile – è stato pubblicato nel mese di marzo del 1986 per conto dell’ Associazione Studi Storci Sorrentini dalla Società Editrice Napoletana presso “La Buona Stampa S.p.a” di Ercolano

[Photo Credit]