L’Arciconfraternita della Morte e Orazione di Massa Lubrense

0
739
Processione nera a Sorrento

Massa Lubrense è anch’essa presente nelle celebrazioni della Settimana Santa con alcune sue congregazioni.

Una di queste è l’Arciconfraternita Morte e Orazione della Parrocchia Cattedrale.

Le origini storiche di questo sodalizio risalgono al 24 aprile 1639, con la fondazione del «Pio Monte dei Morti, moribondi e infermi poveri» da parte del Padre Vincenzo Maggio della Compagnia di Gesù con alcuni cittadini, con lo scopo di soccorrere i poveri nelle loro infermità, seppellire i cadaveri con il dovuto decoro e curarne il suffragio dopo la morte.

La prima sede fu la chiesetta della Maddalena, di fronte al collegio di S. Giuseppe esistente nell’attuale «quartiere» nel rione «Quarazzano» per concessione del Vescovo di Massa dell’ epoca, mons. Alessandro Gallo, ma nel 1654 fu trasferita nella chiesa cattedrale e propriamente nella cappella di S. Michele (ora di Santa Filomena).

Nel 1675 fu chiesta ed ottenuta (per decreto di papa Clemente X) l’aggregazione all’ Arciconfraternita Morte ed Orazione di Roma divenendo, il Pio Monte, Arciconfraternita e godendo dei medesimi benefici della primaria romana (come le altre della Penisola).

La fratellanza si distingueva in due rami: officiatori e montisti. I primi erano, sacerdoti o laici delle famiglie in vista della città, beneficiari di vestire il saio nero, assistere alle sacre funzioni, specie funebri, partecipare alle assemblee con voto attivo e passivo, beneficiare di tutte le indulgenze trasferite da Roma; i montisti, fedeli di ambo i sessi, con godimento di benefici spirituali e «corporali» limitati ed obbligo di contribuire economicamente (come del resto facevano gli officiatori).

Nel 1677, auspice il vescovo mons. Francesco Maria Neri, fu costruito un oratorio proprio accanto alla chiesa cattedrale, pur mantenendo il diritto di servirsi della stessa chiesa per le funzioni più importanti.

Dal 1875 al 1964, in varie epoche e riprese, l’Arciconfraternita ha edificato, posseduto e gestito proprie cappelle e loculi nel Cimitero di S. Liberatore per la sepoltura dei confratelli e loro famiglie. Una delle principali attività «esterne» dell’Arciconfraternita è la processione del Cristo Morto il Venerdì Santo sera.

Secondo la tradizione l’inizio di questo sacro rito è attribuito agli anni di apertura di questo secolo (1910-12) quando l’amministrazione laica della Chiesa ex-cattedrale acquistò una scultura lignea del Cristo Morto dal canonico Frai di Sorrento.

Vi partecipava la Congrega del Rosario dell’ Annunziata con gli abiti soliti usati per le esequie: camice bianco, mozzette nere e cappuccio bianco; l’anno successivo furono uniformati i cappucci neri.

Il percorso era quello abituale delle altre processioni, ma in senso inverso: piazza Minerva o Marconi, via Pozzillo, S. Antonio, via Rivo a Caso, via dell’Arco, sosta nella chiesa di S. Teresa con un breve discorso e ritorno in chiesa per via Palma; discorso di chiusura e bacio della reliquia della Croce.

Con l’andare del tempo la processione cominciò ad essere meno curata, finché dall’anno 1971 ne assunse il compito il parroco con l’Azione Cattolica parrocchiale.

Furono rinnovati gli abiti (tutti neri) aumentati i simboli della passione e prolungato il percorso fino all’altezza della rotabile per S. Agata.

In questi ultimi anni sono state aggiunte le pie donne e un gruppo di ragazze che, in uniforme blu scuro o nera, cantano inni adatti alla circostanza, rendendo più viva la partecipazione e più commovente il rito.

Tratto – per gentile concessione ed autorizzazione dell’autore – da “Le Processioni della Settimana Santa in Penisola Sorrentina” di Nino Cuomo con illustrazioni di Bruno Balsamo.

Il libro – ormai introvabile – è stato pubblicato nel mese di marzo del 1986 per conto dell’ Associazione Studi Storci Sorrentini dalla Società Editrice Napoletana presso “La Buona Stampa S.p.a”

[Photo Credits]