Tradizioni Popolari e Religiose dell’Area Vesuviana

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L’itinerario vesuviano si sviluppa lungo tradizioni religiose, popolari e soprattutto artigianali di origine antichissima e tutte da scoprire. Ripercorrerle consentirà di conoscere feste, usanze, usi e costumi del popolo vesuviano e tanti laboratori artigianali dove l’arte del corallo si tramanda da generazioni. Il percorso parte da Portici, primo paese che si incontra sulla fascia costiera, dalle grandi tradizioni nobiliari e sede della Villa Reale. La tradizione vuole che quando il re Carlo di Borbone e la consorte giunsero nel porticciolo del Granatello per far visita al principe di Elboeuf che qui aveva una villa, rimasero talmente affascinati da quel luogo cosi ameno e ricco di bellezze naturali che desiderarono dimorarci e si fecero costruire una villa. Anche la corte e i nobili si fecero costruire le loro ville nei dintorni e nacque cosi il Miglio d’oro, la strada litoranea che va dalla reggia di Portici a Torre del Greco.

Da Portici il tour continua a Ercolano rinomata in tutto il mondo per gli scavi archeologici dell’antica Herculaneum, e dove vi è una forte tradizione religiosa. Non può mancare una tappa alla Chiesa di Santa Maria a Pugliano, il santuario mariano più antico dell’area vesuviana, il cui nome discende dal nome del proprietario della terra dove fu costruito il primo oratorio: Pollius. In questa chiesa si venerava un’icona bizantina della Madonna chiamata Madonna di Ampellone o Madonna antiqua, per distinguerla da quella lignea trecentesca che ancora si vede sull’altare maggiore: la Madonna delle Grazie. A questa Madonna scura che allatta il Bambino è legata una leggenda di fondazione. Si narra che la statua in una notte di plenilunio fosse stata ritrovata da pescatori nel mare di Puglia i quali colpiti dalla sua bellezza la portarono a Resina in una piccola casa sul corso.

Ma durante la notte la statua fuggì da sola sul luogo in cui la tradizione vuole si sia fermato San Pietro e vi avesse battezzato un tale Ampellone, predicendogli che in quel luogo sarebbe sorta una grande chiesa. Così infatti è accaduto e tutta la borgata dopo la sua costruzione si chiamo Pugliano. Numerose sono le feste religiose che affascinano i turisti e i devoti che visitano Ercolano, a partire dalla festa patronale di San Gennaro fissata per il 19 settembre alla festa dell’Assunta, il 15 agosto, giorno in cui si ricorda anche il riscatto baronale della città e la festa di San Vito giorno in cui si svolge l’affascinante “volo degli angeli”. Numerose sono anche le manifestazioni culturali che si snodano lungo tutto l’arco dell’anno e che rendono il soggiorno più accattivante, da ricordare il “Festival delle Ville Vesuviane” rassegna teatrale che si tiene nel mese di luglio e “L’ultima notte di Ercolano” dal primo giugno al 30 settembre presso gli scavi. A luglio e ad agosto si presenta anche il “Fresko Film”, rassegna cinematografica e con cadenza biennale il “Concorso nazionale di Chitarra”. Da ricordare in campo artigianale è il “Meeting Artigiano Erculanense”, dove si possono ammirare prodotti artigianali e artistici locali come pittura su vetro e su sassi, lavori in legno, in ferro battuto e in tessuti e nel periodo Natalizio il rinomato “Natale ad Ercolano” dove si alternano mostre, spettacoli, concerti e rappresentazioni teatrali.

Da Ercolano il tour prosegue a Torre del Greco rinomata per la sua tradizione artigianale della lavorazione del corallo. È infatti a Torre del Greco che è stato scolpito il pezzo in corallo più antico del mondo raffigurante la statua di “Giove Serapide” ed ora conservata al British Museum di Londra. La pesca del corallo ha, a Torre del Greco, origini antichissime, ed il profitto dei corallari era sostanzioso tanto che questa pesca era definita da Ferdinando IV di Borbone la “Spugna d’oro” del suo regno. Solo verso la fine del Settecento si sviluppa la lavorazione fino ai primi dell’Ottocento quando fu impiantata la prima bottega di incisioni, per poi essere fondata la scuola di incisioni del corallo, di arti decorative e affini oggi sede dell’Istituto d’arte e dell’annesso Museo. Caratteristico è dopo una visita al Museo ammirare gli artigiani all’opera presso una delle rinomate botteghe artigiane dove quest’arte si tramanda da generazioni: il Laboratorio Ferdinando d’Amato, l’Ascione Giovanni e figlio, Massimo Luise, De Simone coralli, Rasola ed infine Liberino che possiede anche un proprio museo visitabile su appuntamento e dove si può acquistare un ricordino.

Per i più superstiziosi si consiglia l’acquisto di un corno che porta fortuna, in quanto la polvere di corallo si dice abbia un “potere magico”. A Torre molto viva è anche la tradizione religiosa. Molto venerata è la Madonna Immacolata festeggiata ogni anno l’8 dicembre con una bella festa in ricordo dell’8 dicembre del 1861 quando la lava si bloccò davanti all’ingresso della città. Per ricordare l’evento ogni anno alle 11,00 in punto, ora in cui la lava si fermò, ben 150 persone portano in spalla un carro navale lungo ben 9 metri, disegnato e intarsiato ogni anno da un artista diverso e poi distrutto. Molto importante è anche la festa dei quattro altari, connessa alla rievocazione di un avvenimento storico, il riscatto della città il 5 giugno 1699, che vede l’allestimento di altari in cartapesta dipinti su tela o affrescati, tutti sormontati dal Sacramento e rappresentanti facciate di cattedrali e costruzioni fantastiche in vari stili. Da Torre del Greco si prosegue verso Torre Annunziata la cui nascita è già legata ad una leggenda. Si vuole che sia stata la Madonna, che apparsa a quattro nobili locali, abbia annunciato il desiderio di avere una cappella a lei dedicata vicino al mare e da ciò sarebbe nata Torre Annunziata.

Grande devozione vi è qui per la Madonna della Neve festeggiata il 5 agosto, e anch’essa legata ad una leggenda che vuole che nel Trecento sia stata trovata nel mare un busto di terracotta raffigurante la Vergine con il bambino, ed in quel giorno si festeggiava Santa Maria ad Nives in ricordo di una nevicata sul monte Esquilino. C’è chi narra che fu proprio a Rovigliano, che dopo il ritrovamento nevicò. Ultima tappa del percorso vesuviano è Castellammare di Stabia rinomata località termale che può vantare ben 28 sorgenti di acque curative che per la varietà della loro composizione costituiscono un complesso unico al mondo. La tradizione più radicata è il culto verso San Catello, protettore di Castellammare. A lui è legata una leggenda che riporta indietro nel tempo, quando per colpa della siccità in città si ebbe una grave carestia. È solo grazie all’apparizione del Santo ad un capitano di una nave carica di grano se la città si riusci a sfamare. Castellammare di Stabia era anche caratterizzata da alcuni antichi mestieri, alcuni estinti ed altri sopravvissuti che delineano un altro spaccato dell’antica vita.

Da ricordare l'”Ammuola fobrece”, caratteristico personaggio, che era solito girare su una vecchia bicicletta, a cui venivano affidati coltelli, temperini e forbici, al fine di farne ripristinare il filo della lama, il “Masterascio”, maestro d’ascia, sapiente ed esperto intagliatore specializzato in falegnameria nautica, mestiere che per decenni insieme a quello del segatore, che aveva il compito di segare grossi tronchi grezzi dell’albero, hanno costituito la fonte primaria di sostentamento di numerose famiglie stabiesi.