Museo della Civiltà Contadina di Pietrarsa

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Tra i luoghi depositari di storia più amati dai bambini nella zona vesuviana è senza ombra di dubbio il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. È ospitato nell’ex Reale Opificio che fu concepito come una sorta di accademia per gli ufficiali macchinisti addetti alle navi del Regno delle Due Sicilie. Fu nel 1840 che Ferdinando IV di Borbone decise di fondare un grande opificio su quest’area dove si sarebbero costruite le locomotive a vapore. Napoli, infatti, nell’ottobre del 1839 aveva visto l’inaugurazione della tratta Napoli-Portici, la prima ferrovia italiana. Il 20 dicembre 1975, le Officine di Pietrarsa cessarono la loro attività ed è all’ottobre 1989 che risale l’inaugurazione del museo.

È un luogo ideale per una visita per i più piccoli perché, nonostante si tratti di un museo, niente al suo interno richiama le “tipiche sale”. Si tratta di un enorme padiglione con binari, locomotive e vagoni di tutte le specie che fanno di questo un museo unico nel suo genere in tutta Italia.

Luogo pieno di storia attirerà l’attenzione dei bambini soprattutto perché sarà possibile raccontare loro la storia e l’evoluzione delle locomotive nonché le tante storie di cui quei vagoni sono stati protagonisti nel corso degli anni. Tra tutte, sicuramente non può mancare quella del matrimonio di Umberto di Savoia e Maria Josè del Belgio in quanto è presente il treno reale del 1929 composto da 11 carrozze, sul quale furono celebrate le nozze. E così, tra l’emozione di trovarsi di fronte a dei “giganti” di ferro e il rumore del vapore che ancora sembra udirsi nei quattro padiglioni espositivi, i bambini non vorranno facilmente lasciare un posto pieno di incanto che sicuramente lascerà nella loro mente il ricordo indimenticabile di una giornata trascorsa “a cena con il re e la regina, a spasso con capotreni, macchinisti e gente d’affari che corre da un treno all’altro”.

Dall’epoca dell’industrializzazione si passa alle tradizioni contadine facendo un salto nel tempo presso il Museo della civiltà contadina, Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari “Michele Russo”, suo fondatore.

Il museo è adatto ai più piccoli in quanto viene stimolata la conoscenza attraverso l’uso dei cinque sensi in modo da mostrare con la massima veridicità la fatica nel lavoro dei campi e l’importanza dei prodotti della terra e non solo. Interessante è soprattutto la possibilità di vedere antichi strumenti messi nuovamente in funzione grazie a contadini che in questo modo fanno rivivere mestieri quali O’ Spurtdiaro, O’Conciapiatti, A’ Filotrice, e tanti altri. Il museo, consta anche di un orto didattico che consentirà di vedere sia come veniva lavorata la terra che le piante più svariate, da quelle aromatiche a quelle medicamentose. Infine, proprio ai più giovani è offerto un programma articolato su più moduli per offrire un approccio interdirezionale alla cultura contadina.

Per i meno giovani

Nel territorio vesuviano molto radicata è la tradizione religiosa e sicuramente di grande interesse è un itinerario che si snoda tra due chiese molto importanti: il Santuario di Pompei e il Santuario della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia a cui sono annessi dei musei che testimoniano la devozione dei fedeli.

Il percorso parte dalla basilica di Pompei, centro di devozione popolare tra i più importanti di Italia, la cui costruzione fu iniziata da Bartolo Longo nel 1876 e portata a termine quindici anni dopo. L’edificio progettato da Antonio Cua (sec. XIX), si eleva maestoso ed imponente in mezzo al piazzale e presenta una facciata in travertino completata nel 1901, anno in cui l’edificio venne elevato a Basilica, in cima alla quale si trova la statua della Vergine del Rosario, scolpita in un sol blocco di marmo di Carrara. Stupendo è il campanile di granito grigio e marmi bianchi realizzato nel 1925. L’interno si presenta a croce latina a tre navate, di cui quella centrale è dominata da una maestosa cupola di ben 57 metri di altezza. L’interno è ricco di marmi policromi e affreschi che rappresentano il sogno di San Domenico e i fatti interessanti legati alla storia della basilica.

Sull’altare maggiore è custodito il veneratissimo quadro, eseguito da Vincenzo Paliotti (sec. XIX). raffigurante la Madonna del Rosario con il Bambino e i santi Domenico e Caterina da Siena, oggetto di culto in tutto il mondo. Sono moltissimi i fedeli che l’otto maggio e la prima domenica di ottobre recitano la Sacra supplica alla Madonna, scritta dallo stesso Bartolo Longo. Da vedere nella basilica è la “Sala del tesoro”, in cui sono custoditi estensori, calici e arredi sacri di grande valore, e il Museo dove sono esposti i numerosissimi ex voto.

Il tour continua presso il santuario della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, paese rinomato per la lavorazione artistica del rame. Il Santuario è insieme a quello di Pompei uno dei più frequentati dell’intera regione ed è caratterizzato da una cupola molto slanciata che sormonta l’edificio e da un bel campanile del 1854. L’interno, in origine a navata unica, si presenta oggi a tre navate, dopo un intervento che ha messo in comunicazione le cappelle laterali. Il santuario e ricco di tavolette di ex-voto, la più antica risale addirittura al 1591, ritraesti episodi il cui soggetto rappresentato è salvato per l’intercessione della Vergine.

Sono presenti agli altari della navata destra tele di Antonio Sarnelli (1774-1777) e all’incrocio tra navata e transetto vi è l’altare in marmi commessi su cui è venerata l’immagine della madonna col bambino, cui la tradizione attribuisce poteri miracolosi. Accanto al santuario vi è il convento dove con visita a richiesta si può ammirare la stupenda collezione di circa 7.000 ex-voto rappresentati da dipinti che in origine erano ubicati nella chiesa.

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