Cachi Napoletano

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Cachi napoletani

Cachi napoletani

Già negli anni Venti, a breve distanza dall’avvio della coltivazione del kaki in Italia con impianti specializzati realizzati proprio nel Salernitano, la Campania costituiva il principale bacino di produzione a livello europeo di questa specie che ben si adatta ai climi temperato-caldi delle regioni mediterranee.

In particolare la provincia di Napoli ha detenuto per alcuni decenni il primato produttivo nazionale e sui mercati italiani il prodotto era conosciuto in genere come Kaki Napoletano. A partire dalla metà del secolo scorso però le superfici e le produzioni investite a kaki hanno subito una forte contrazione (dal 1960 al 1981 si è passati da oltre 450 mila quintali a poco più di 378 mila) e solo dai primi anni ’80 è iniziata un’inversione di tendenza dovuta sia all’introduzione di varietà nuove sia alla genuinità del prodotto, da attribuire tra l’altro al basso numero di trattamenti richiesti. Il prodotto è rappresentato dalla cultivar Kaki Tipo, la varietà più diffusa e coltivata in Campania. Di assoluto pregio mercantile nonché contraddistinta da produttività elevata e costante, fornisce frutti di pezzatura grossa, buccia di colore giallo-arancio, polpa arancio-bronzea croccante, sapore ottimo grazie all’elevato grado zuccherino ed una discreta attitudine agli usi industriali. Tra le sue caratteristiche c’è anche quella di produrre frutti sia astringenti sia non astringenti, a seconda se sia stata o meno assicurata la fecondazione durante la fioritura attraverso la presenza di un adeguato numero di piante di idonee cultivar impollinatrici.

I frutti fecondati, eduli già alla raccolta ma caratterizzati da un notevole numero di semi (fino a 8), costituiscono una specificità tutta campana e sono utilizzati per il mercato dei kaki vainiglia, circoscritto per lo più all’ambito regionale ma in continua espansione. I frutti partenocarpici non fecondati devono essere sottoposti ad ammezzimento naturale o artificiale (trattamenti con etilene) prima di poter essere consumati e vengono destinati al mercato, molto più ampio, dei loti ammezziti o stufati.

La rimozione dell’astringenza comporta però il rapido rammollimento della polpa e i tempi di commercializzazione si riducono notevolmente.

L’area di elezione del Kaki Napoletano è rimasta sostanzialmente quella di origine, e comprende le zone flegrea, acerrana e vesuviana, in provincia di Napoli, la zona maddalonese-cancellese in provincia di Caserta e la zona nocerino-paganese in provincia di Salerno. Un ampio bacino di produzione, piuttosto omogeneo anche se formato da territori diversi, che copre attualmente circa il 50% della produzione nazionale di loti, alimentando un notevole fatturato di cui però in genere non si trova traccia nelle analisi macroeconomiche.

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