Il Presepe della Cattedrale di Sorrento

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Meravigliose riproduzioni di pastori del settecento napoletano, sostituiscono, oggi, i magnifici esemplari donati da Saltovar che furono rubati dopo il terremoto del 1980

Pur potendosi considerare come un’opera stabile, il presepe della Cattedrale di Sorrento è visibile solo durante il periodo natalizio.

Esso si trova a fianco della sagrestia (a sinistra di chi entra dall’ingresso principale), ed è ricchissimo di pastori che riproducono esemplari del settecento napoletano.

In realtà il suo attuale assetto (che risale al 1997 ed è frutto dell’opera di Antonino e Giuseppe Parlato) è solo l’ “ultimo” di una serie di allestimenti che si sono succeduti nel tempo e che sono stati condizionati da varie peripezie.

La costruzione del “nuovo” presepe, infatti, ha colmato una grave perdita che si era venuta a determinare in seguito ad un furto che, nel periodo immediatamente successivo al terremoto del 1980, aveva privato proprio la collezione di pastori della Cattedrale di Sorrento, di pezzi di inestimabile valore.

In questo la storia della Cattedrale di Sorrento – anche nota come Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo –, è assai simile a quella della Basilica di Sant’Antonino.

Proprio come nel caso della Basilica di Sant’ Antonino, infatti, a dotare la più importante chiesa della Penisola Sorrentina di pregevoli pastori del Settecento napoletani fu Silvio Salvatore Gargiulo anche noto come Saltovar.

Il generoso donatore, anche in questo caso, si mostrò particolarmente munifico nel donare, nel periodo del Secondo dopoguerra, dei pezzi veramente unici.

Purtroppo, però, questi pastori napoletani settecenteschi – come già ricordato – sono stati rubati e, sia pure dopo varie evoluzioni, il presepe della Cattedrale di Sorrento, oggi, ha parzialmente riconquistato i suoi antichi fasti e la sua bellezza.

Il parroco ne è il degno custode anche perché capace di valorizzarne i valori simbolici e cristiani ben oltre dei pur importanti aspetti estetici.

Proprio il presepe della Cattedrale di Sorrento, naturalmente, non manca di rispettare i dettami ed i crismi dell’arte presepiale napoletana.

Anche per questo i visitatori restano estasiati nell’ammirare le scene della “Natività”, dell’ “Annunzio ai pastori” e della “Taverna” (detta anche “Locanda”).

Belli e degni di attenzione i molti pastori, i tanti animali e le “mille” nature morte, sparse in un “mare” di costruzioni curate fin nei minimi particolari.

Pur nella sua immobilità il presepe della Cattedrale di Sorrento, è capace di far percepire il fermento che caratterizza ogni grande evento, oltre che una frenetica allegria ed una indescrivibile gioia di vivere.

E quasi a voler rafforzare i sentimenti di devozione, avvertiti a livello locale, per la nascita di Gesù, anche come un qualcosa di estremamente concreto e tangibile, non mancano elementi che lasciano immaginare lo scenario ambientato in zona.

Guardando le ceste di frutta, quelle dei pesci e delle tante mercanzie esposte, si prova, infatti, la sensazione di ammirare alcuni dei più genuini prodotti della Campania e addirittura della sola provincia di Napoli.

Anche quando non materialmente visibili, sembra possibile intravedere salami di Mugnano del Cardinale, noci di Sorrento, pomodorini del Vesuvio, pomodori San Marzano, e naturalmente, pomodori di Sorrento, carciofi di Paestum. Per quanto impossibile sembra di scorgere perfino le arance ed i limoni di Sorrento.

A dispetto di quanto si possa credere, la sfarzosa foggia degli abiti dei pastori non stride con tutto questo. Anzi la bellezza della statuina di San Giuseppe, quella della Madonna, quelle dei Magi e degli angeli ben si armonizzano con quella di pastori dall’aspetto vissuto, finendo con fondersi in un “tutt’uno” e trovare la giusta collocazione in un paesaggio mozzafiato.

Prima delle innovazioni che si sono registrate nel 1997 con l’acquisto di molte magnifiche copie di pastori del settecento, c’erano già state altre versioni.

Non deve essere dimenticato, infatti, che dopo il furto degli anni ’80 – e prima della realizzazione del “nuovo” esemplare – il presepe, per alcuni anni è stato allestito nell’atrio del Vescovado grazie alla partecipazione dell’immancabile Pasquale Ferraiuolo, di Michele Fiorentino, di Raffaele D’Esposito, di Don Antonio Izzo (parroco dell’epoca) e di Giuseppe Di Maio.

Immediatamente dopo il parroco dell’epoca, don Pasquale Ercolano, acquistò una collezione ricca di pastori in terracotta in stile arabo – palestinese (che oggi è ancora visibile presso la principale chiesa che si trova al centro di Massa Lubrense). Le figure – opera della scultrice Angela Tripi di Palermo – furono reperite, alla fine degli anni ’80, ed avevano una dimensione che oscilla tra i 15 ed i 40 centimetri di altezza.

L’allestimento dello scoglio, la scenografia, l’ideazione del paesaggio e la cura di tutti i particolari, furono frutto dell’ intensa e proficua collaborazione che vide interessati: Pasquale Ferraiuolo, i due cugini Franco Parlato – figli dei noti artigiani e artisti del presepe Antonino e Giuseppe – Carlo Ercolano, Liberato Gargiulo, Emanuele Palomba e Renato Esposito, tutti – allora – giovani appartenenti al coro dei “Pueri Cantores”.

Dagli anni ’50 agli anni ’80, intere generazioni di artisti e di professionisti, si sono avvicendate con entusiasmo all’allestimento di presepi che potessero esaltare la bellezza dei fantastici pastori.

I primi “scogli”, ad esempio, risalgono proprio agli anni ’50 ed i lavori che precedevano la loro realizzazione, erano organizzati dai compianti Don Antonio Ercolano e Don Gaetano laccarino, (che, a quei tempi erano amministratori della Cattedrale).

Impegnati nelle opere erano i giovani del circolo cattolico “Sant’ Antonino Abate”, che si avvalevano della maestria di Vito Esposito, detto ‘Vitill’ il quale pur essendo scenografo del San Carlo, non dimenticava la sua “sorrentinità.

Proprio Vito Esposito era particolarmente devoto ed attaccato proprio alla Chiesa Cattedrale, per la quale aveva realizzato i magnifici pannelli intarsiati che ancora oggi si trovano alle spalle dell’altare maggiore.

Tra i principali protagonisti dei lavori, inoltre, figuravano anche Gaetano Mascolo e Baldassarre Gargiulo.

Fabrizio Guastafierro

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